Cos’è il lino? Come si lavora? Un tessuto pregiato dai 1000 utilizzi
Cos’è il lino?
Elegante, fresco, versatile, indiscutibilmente bello, è arrivato il momento di approfondire la nostra conoscenza su questa meravigliosa e preziosa fibra ed i suoi molteplici utilizzi. Cos’è il lino?
Il lino è una pianta della famiglia delle Linaceae composto per il 70% da cellulosa, la sua coltura risale ai tempi antichi ed è stata una delle prime colture domesticate, cioè rese coltivabili dall’uomo.
Fin dall’antichità è stato ampiamente coltivato in Etiopia ed Egitto, a testimonianza di ciò in una grotta della Repubblica della Georgia sono state rinvenute fibre di lino risalenti al 30000 A. C.
Questa fibra è caratterizzata da un fusto eretto molto fragile, dalla lunghezza che varia dai 30 ai 60 cm e, nella parte finale, presenta delle foglie tenere lanceolate.
I fiori sono grandi di colore azzurro cielo e i frutti sono capsule che contengono semi di piccole dimensioni e di colore dal bruno scuro al giallo paglierino a seconda della varietà.
La pianta del lino è annuale, ha un ciclo vegetativo di circa 4 mesi e cresce maggiormente in regioni a clima temperato, tra i primi produttori mondiali di questa fibra troviamo Russia, Paesi Bassi, Francia e Romania.
Prima di diventare un prodotto finito questa fibra necessita di molte fasi di lavorazione vediamo insieme i processi lavorativi fondamentali.
Ora che sappiamo cos’è il lino scopriamo come e a quante fasi di lavorazione viene esposta questa fibra.
Come si lavora il lino? Quali sono le fasi di lavorazione e come si ottiene il lino?
Una delle prime fasi di lavorazione del lino è la macerazione ovvero un’esposizione prolungata del gambo all’umidità.
In Europa la macerazione viene fatta a terra distribuendo uniformemente gli steli dove per 2-3 settimane vengono sottoposti ai vari agenti atmosferici che ne provocano la fermentazione utile a sciogliere gran parte del gambo.
In Egitto invece la pianta viene estirpata e immersa in acqua stagnante per macerare e produrre fibre di altissime qualità.
Dopo la macerazione gli steli vengono fatti asciugare all’aria aperta e, se dopo questo processo rimangono legnosi e si attaccano alle fibre di lino, vengono spezzati nel processo di stigliatura.
Tramite il processo di stigliatura si ottiene una fibra grossolana composta a sua volta da due fibre una lunga e legnosa e da una corta.
Entrambe le fibre vengono raddrizzate con vari passaggi facendole diventare uniformi ed omogenee.
Dopo questi processi la fibra è pronta per essere filata diventando tra le mani dell’artigiano un indumento intimo, un tessuto pregiato o un semplice sacchetto.
Per quanto resistente il lino tende a sgualcirsi se riposto o lavato male.
I capi di colore bianco vanno lavati ad una temperatura massima di 60 gradi separandoli dai colorati che sopratutto nei primi lavaggi potrebbero rilasciare colorazione, ad una temperatura massima di 40 gradi.
Infine per l’asciugatura bisogna strizzare per bene il tessuto evitando pieghe, stropicciature o aloni che potrebbero compromettere la qualità del tessuto.
Anche la stiratura necessita di attenzione, bisogna passare il ferro caldo sul capo al contrario ancora umido.
Dopo i vari processi di lavorazione è ora di scoprire dove e come viene utilizzato il lino.
Dalla biancheria alla cucina, da tessuto per l’arredamento per la creazione di tende, poltrone e tappeti al packaging ecologico (imballaggio), fino ad arrivare al settore della moda, sono innumerevoli i campi di utilizzo di questo tessuto pregiato e sostenibile.
Il lino si classifica secondo il grado di finezza delle fibre:
- lini fini, che servono per filati sottili, adatti alla produzione di tele pregiate (tela batista) di pizzi e merletti
- lini mezzani che si tessono per tele comuni
- lini grossi per tele ordinarie.
I tessuti di lino vengono utilizzati per la confezione di biancheria per la casa (tovaglie, lenzuola, asciugamani) e per l’abbigliamento estivo sia maschile che femminile.
Oltre ai tessuti, la stoppa del lino viene utilizzata per la creazione di corda e spago e per la produzione della carta.
Con la paglia di lino (anas) si producono lettiere per cavalli e isolanti termici ed acustici a basso impatto ambientale.
Anche nel campo della medicina questa fibra si distingue per le sue capacità terapeutiche.
Nella medicina indiana, viene preferito sotto forma d’infuso o tisana per curare le affezioni dell’apparato respiratorio.
Ma anche di quello genitourinario e in ambito veterinario.
In Occidente viene consigliato soprattutto in caso di stitichezza, colon irritabile e gastriti.
L’olio di lino, utile come siccativo, addensante e diluente nell’industria delle vernici, è anche un integratore alimentare e un cosmetico naturale.
Altrettanto commestibili sono i suoi semi che fungono da integratore alimentare contro i problemi gastrointestinali e un recente studio, ha stabilito come possano avere proprietà anti-tumorali. Mentre farina e olio sono utili al trattamento delle irritazioni cutanee.
In genere, circa 30-50 gr. di farina di lino vengono utilizzati per effettuare un composto da applicare sulla zona infiammata, mentre l’olio di semi di lino può essere utile a ridonare vitalità ai capelli secchi e sciupati.
I semi possono essere consumati secchi oppure ammollati in acqua.
La pianta, inoltre, non contiene glutine, infatti la sua farina viene utilizzata dai celiaci per preparazioni culinarie.
Dopo aver approfondito la nostra conoscenza su questa fibra, sicuramente sapremo rispondere alla domanda: cos’è il lino?
La sua versatilità non è esclusivamente rivolta ai capi di abbigliamento biancheria o ciò che comprende il settore tessile, ma potrebbe essere anche il nostro toccasana quando la nostra forma fisica non è al top.
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